Lo spazio non è un animale domestico

Sguardi su Fontana

Il gioco della libertà

No, lo spazio non è un animale domestico.

È la nuova collettiva nel segno di Lucio Fontana promossa dalla Commissione Cesare da Sesto. E che non sia così facilmente addomesticabile lo sanno bene gli artisti, che si sono incontrati-scontrati-confrontati con lo spazio dell’ex Bottegone. Un buio entro cui ognuno ha cercato una luce: Stella Ranza per farla assorbire dalle proprie composizioni, Vittorio D’Ambros la cattura con i suoi rimandi plastici, Angelo Zilio per ingaggiarla in un gioco di riempimenti con i suoi oggetti custode, Samuele Arcangioli chiudendosi per 72 ore consecutive nella ex macelleria, impegnato nella costruzione di un contatto quasi fisico con il Maestro.

Per la terza volta, il contenitore di questi esercizi di libertà attraverso l’arte tornerà a essere l’area dell’ex supermercato sestese.

Un animale non facile con cui misurarsi.

Un animale fortemente caratterizzato da una storia spaziale e temporale che si radica e sradica nella memoria della città, proprio come gli avvolgimenti e riavvolgimenti delle ceramiche di Zilio: opere in cui tutto si accartoccia, si dipana, per tornare poi a ripiegarsi in un continuumche sta a indicare apertura, possibilità, negazione del dato definitivo.

Il gioco delle possibilità nuove, inaspettate, il gioco di scegliere sempre – in ogni istante e in modo consapevole – da che parte stare, in quale direzione andare.

Il gioco della scoperta della libertà nelle piccole cose.

Sentieri di senso tracciati dalla ricerca artistica, un misurarsi creativo e filosofico, unico e irripetibile perché legato proprio ad una specifica posizione geografica, strutturale, meteorologica, emotiva.

E, inaspettatamente, lo schiudersi di occasioni fuori programma nasce proprio dal carattere cupo e selvatico di uno spazio che a nessuno degli artisti piaceva. Ma la sfida è stata accolta.

“Il lavoro nasce sul posto – dice Arcangioli – progettato per quel luogo specifico, che sia un bagno o una Chiesa”.

Zilio, così, lavora al tornio la terra cruda, cercando di fare amicizia con gli inceppamenti della materia grezza e di catturare al contemporaneamente l’energia di colonne e specchi. E Stella Ranza dà indicazioni su come posizionare le scaglie luminose di carta che compongono la sua nuvola galleggiante. Il suo è un dialogo intimistico con Fontana, scaturito dai disegni del Maestro che hanno da sempre nutrito la sua fantasia.

La mostra “Lo spazio non è un animale domestico: sguardi su Fontana” verrà inaugurata domenica 2 ottobre alle ore 17 e sarà aperta ogni sabato e domenica con orario 10/12.30 – 16/18. Quello che potremo vedere è il dialogo intrapreso dagli artisti con Lucio Fontana sui concetti di spazio e tempo.

fontana
vaso argilla

“Quando si lavora– precisa Zilio – c’è un istinto, un gesto di cui non si ha piena consapevolezza. Questo mi interessa: scoprire cosa sta dietro la materia, l’idea che lavorando con la terra grezza si crei qualcosa di inaspettato che tenga desta la categoria della possibilità e nuovi spazi possono sempre essere scoperti. I nostri limiti ci tranquillizzano: invece è bello incontrarsi con ciò che è inatteso, ma per non averne paura devi conoscere chi sei, deciderlo ogni volta. Questo è il gioco della libertà”.

Una libertà ben rappresentata da Arcangioli, per tre giorni prigioniero volontario tra le mura senza finestre di quella che era la cella frigorifero. Un buco nella parete è l’occasione per riappropriarsi della luce e tracciare un paio d’ali, e poi il tempo che scorre, misurato anche dallo sforzo dell’artista di adattarsi alla parete, ai bruschi scarti dell’intonaco che suggeriscono al contempo texturefuori programma finché tutto arriva a fondersi con il gesto e i pezzi di carbonella utilizzati per rappresentare uno vero e proprio poema simbolico della dimensione spaziotemporale.

“La prima notte e la prima mattina è stato difficile– racconta Arcangioli – poi gradualmente il materiale si è adattato. Io mi sono adattato. A livello temporale si è trattato di un esercizio interessante: si percepiscono il viaggiare delle ore, la lotta e, infine, l’adattamento reciproco: il materiale si plasma con la superficie, il tempo si allunga.”

Il tempo è anche quello della riconnessione emotiva di Stella Ranza con i disegni conosciuti nell’infanzia.

“Fontana lo sento dentro di me fin da bambina – ricorda l’artista – , dopo aver visto a Venezia le sue opere con pezzi di vetro che fluttuano nello spazio ho voluto per la prima volta utilizzare plexiglas trasparenti e inglobare, far galleggiare elementi che raccolgo in giro, in riva al mare, sulle spiagge: sassi, pezzi in ceramica. L’idea è di intrappolare la luce e farla interagire con le piccole materie che fluttuano nello spazio. E poi c’è il lavoro su carta – continua indicando una pioggia eterea di frammenti dal soffitto – : ho voluto creare una sorta di nuvola aperta, verso cosmo e l’infinito “.

Un processo creativo in diretta ripreso dalle fotografie di Roberto Molinari ed esposto nella Sala Cesare da Sesto, nelle stesse date e con gli stessi orari, insieme a 20 disegni di Fontana provenienti dalla collezione Crippa di Varese.

È questo lo spazio simbolico in cui il tempo si riavvolge su se stesso quasi annullandosi e creando contemporaneamente una connessione, una relazione nuova fra le grafiche del Maestro e gli artisti al lavoro.

Francesca Minchiotti
Commissione Cesare da Sesto

mostra varese

Una partita a scacchi con Kant

Alla fine si torna sempre a lui: al suo “esame critico generale della validità e dei limiti che la ragione umana possiede in virtù dei suoi elementi puri a priori”.
Kant ci manda tutti in scacco matto. Ci butta dinanzi al tribunale della critica, facendosi arbitro e giudice della sensibilità e dell’estetica. E ci lancia un monito efficace: il tempo – pare dire – è più ”forte” dello spazio. Entro lo spazio, le cose si dispongono una accanto all’altra.

Il tempo, invece, è la maniera universale attraverso cui percepiamo tutti gli oggetti, sentirnenti e stati d’animo compresi. Tutto cade nel tempo, non tutto solo nello spazio. E se “lo spazio non è un animale domestico”, figuriamoci allora il tempo. Le intuizioni, i progetti, gli affetti, le nevrosi, le fobie e i desideri crescono nel tempo, mai solo nello spazio. Il tempo appartiene alla sensibilità dell’anima, può essere sentito, ma non definito, può essere intuito, ma non interpretato. E certamente è irreversibile.

Pare allora che Angelo Zilio, Samuele Arcangioli, Stella Ranza, Vittorio D’Ambros desiderino misurarsi, attraverso le arti figurative ed esperienziali, con alcune di queste domande: tempo e spazio sono intuizioni primordiali, forse convenzionali? Sono nozioni scientifiche o relative, emergono come risultato dell’incontro di coordinate? Tempo e spazio di quante dimensioni sono rispettivamente dotati? E che spazio hanno allora eternità e infinità del dolore, della soddisfazione, del sentimento, della contemplazione? Il tempo può essere sigillato nella performance artistica (o percepito soggettivamente); lo spazio può scardinarsi o auto-generarsi nell’impasto crudo uscito dal tornio; lo scarto di ceramica può dar forma ad altro spazio e il tempo dell’arte è condiviso tra autore e spettatore, anche grazie a materiali trasparenti e “permeabili”.

lavorazione tornio
angelo zilio

Il confronto con lo “spazialismo” di Fontana è quanto mai calzante. La riflessione (e l’intelligente ruminazione) sui lavori e gli scritti del maestro nato in Argentina portano a nuovi traguardi, al superamento della decostruzione e della smaterializzazione dell’arte, per avvicinarsi ad un’infinità energetica, ad un risultato carismatico, ad uno sviluppo simultaneo tra spazi e tempi fisici e concettuali.

La spazialità dei lavori e dei progetti presentati a Sesto Calende non è la semplice decantazione dei luoghi, ma lo scavalcamento della comoda conoscenza: Angelo, Samuele, Stella e Vittorio auspicano un’arte integrale, attraverso una totale e concreta partecipazione dello spazio e dell’uso di materiali artistici, come gli ossidi, lo smalto, il materiale refrattario.

Per la mostra del Naviglio del 1953, Fontana scriveva: “Fare dell’arte è una della manifestazioni dell’intelligenza dell’uomo: difficile stabilirne i limiti, le ragioni, le necessità. Non ci può essere una pittura o una scultura Spaziale, ma solo un concetto spaziale dell’arte. ~elemento nello spazio in tutte le sue dimensioni è la sola evoluzione dell’architettura spaziale. Vi è un’arte che non può essere per tutti, e questo vale anche per le altre manifestazioni creatrici dell’uomo, l’umanità le subisce, e solo a questo dobbiamo le nostre civiltà. ~unica libertà è l’intelligenza”.

Qui a Sesto Calende, l’obiettivo – il sogno collettivo – è quello di sondare l’area al di fuori dell’opera intesa staticamente: il tempo coincide con la sensibilità dell’animo del soggetto, può essere percepito in infiniti modi, lo spazio può awitarsi su stesso o spalancarsi verso Altro.

Clara Castaldo

Lo spazio non è un animale domestico: sguardi su Fontana

Venti disegni di Lucio Fontana dalla collezione Crippa in relazione alle opere di Angelo Zilio, Stella Ranza, Samuele Arcangioli e Vittorio D’Ambros.
Fotografie di Roberto Molinari

Dal 2 al 16 ottobre 2016
Inaugurazione domenica 2 ottobre, ore 17.00
Spazio Cesare da Sesto, Sesto Calende (VA)

Catalogo disponibile in mostra