Pegaso: liberi di volare
Mostra personale di Angelo Zilio al Museo Giuseppe Gianetti
Angelo Zilio, protagonista durante la prima edizione della Festa della Ceramica a Saronno attraverso la Performance “KIZUNA” legata alla cottura a cielo aperto di una scultura, in questo nuovo evento renderà il pubblico partecipe della sua ricerca artistica e del nuovo progetto creato durante la recente residenza a Bassano del Grappa in collaborazione con il Museo della Ceramica di Nove: Pegaso. Liberi di volare. Un grande pannello in ceramica si apre dando origine alle sembianze di Pegaso, che, libero di volare grazie all’arte, spiega le sue ali per trasformare le forme dei vasi in altro…
“Io so che non esiste solo ciò che vedo, che sento e che tocco; Io so che nel presente c’è il passato, c’è il futuro e si manifesta l’eterno”
È con questa frase, di Sergio Di Benedetto, che Angelo Zilio – Gilö descrive la propria ricerca artistica nonché il filo conduttore che lega le opere da lui prodotte. In essa infatti è racchiuso il valore atemporale del suo operato, che rende un prodotto artistico contemporaneo e al tempo stesso antico. L’opera così trascende il tempo, diviene eterna, privata di ogni collocazione temporale, in un armonico equilibrio tra presente e passato che non cesserà mai di esistere.
Il lavoro di Angelo Zilio nasce dall’esigenza primaria, che tutti abbiamo, di esprimere, in maniera forte attraverso il fare, le riflessioni nate dall’osservazione di ciò che ci sta intorno.
Angelo inizia presto a disegnare tutto ciò che ha attorno, e da subito alcuni elementi si fissano nella memoria, nel sentire, diventano i segni del suo fare arte. Il passaggio alla ceramica arriva dopo, con l’incontro con le fornaci Ibis di Cunardo (VA) e i fratelli Giorgio e Gianni Robustelli. Zilio acquisisce la tecnica e le regole della ceramica, sperimentando e lasciandosi coinvolgere. Tutte le sue esperienze ad un certo punto si incanalano in una direzione: il tornio con gli oggetti, gli animali, lo studio delle opere di Fontana, il desiderio di raccontare qualcosa di più grande.
“Un vaso sale piano, dalla massa informe, potenza in energia, materia che giace silenziosa, e poi si fa forma. Diviene, concentrato su se stesso, oggetto.
L’occhio lo riconosce, ma appena l’inganno è creato, nelle mani già diventa altro.(…) Tutto il cavallo, simbolo primordiale della nostra relazione tra l’uomo e il suo passato, si rappresenta in quella bocca, leggermente aperta, che ci invita con attenzione e prudenza ad entrare, a fare i conti con quel contenitore- il vaso- dei nostri pensieri e delle nostre memorie.(…) Questi cavalli corrono nell’anima, e Pegaso, emblema della libertà dell’artista, lancia forte questo messaggio a tutti e ci permette, così, attraverso l’arte, di volare”.
ndr. Mara De Fanti, direttrice del museo Gianetti di Saronno.
I grandi vasi, dopo l’esperienza con Shozo Michikawa, cominciano a deformarsi, a non essere più vasi ma materia in trasformazione, tempo che si svolge e si riavvolge su se stesso. I vasi diventano altro, diventano forme della nostra memoria che ci permettono di volare.
“Se dovesse avere una voce, il vaso, avrebbe il timbro di Angelo Zilio. Calda, accogliente, gentile, scavata, con una piccola eco, chiusa ma aperta, risonante di storie, interna ed esterna, rombo sussurrato dell’inconscio, privato e personale, ma capace di accogliere tutto ciò che vi viene messo: dall’effimero alla memoria storica.”
ndr. Carlo Pizzichini, titolare della cattedra all’Accademia di Belle Arti di Firenze e Direttore artistico del Premio Antica Arte dei Vasai.
“L’artista lombardo sa essere pienamente contemporaneo proprio riallacciandosi direttamente a quell’energia arcaica che indirizza l’opera fuori dai binari del tempo, delle contingenze estetiche, delle mode. (…) Angelo Zilio, dunque, vive fuori dal tempo e al tempo stesso, perfettamente nel proprio periodo storico, nel quale questa atemporalità sembra poter essere del tutto conquistata”.
ndr. Matteo Zauli, Direttore Museo Carlo Zauli, critico d’arte.