Angelo Zilio: ceramica arcaica contemporanea
Testo di Matteo Zauli
Tra tutte le materie che si utilizzano per fare arte la ceramica, o meglio ancora, la terra, è senz’altro la più arcaica. Più ancora del bronzo, che a lungo l’ha preceduta per blasone e mitologia, perché è arrivata ancora prima, ancora più vicina all’alba stessa dell’Uomo.
E tutto questo tempo non è pretesto per una pura dissertazione, ma si sente in modo tangibile, perché ancora la terra ne è testimone, ne è vivo racconto e ne trasuda il senso profondo.
Ma questo non avviene in modo automatico, e qui arriviamo al lavoro di Angelo Zilio.
L’artista lombardo sa essere pienamente contemporaneo proprio riallacciandosi direttamente a quell’energia arcaica che indirizza l’opera fuori dai binari del tempo, delle contingenze estetiche, delle mode.
E non voglio dire con questo che Zilio replichi modelli preistorici o ne tragga diretta ispirazione, ma che al contrario sappia frequentare il territorio della atemporalità della materia con un istinto venato da sensibilità e delicatezza tale da poterne aggiungere un capitolo proprio.
Angelo Zilio, dunque, vive fuori dal tempo e al tempo stesso, perfettamente nel proprio periodo storico, nel quale questa atemporalità sembra poter essere del tutto conquistata, come accadeva negli anni sessanta e settanta, quando il lavoro di Peter Voulkos, Nanni Valentini, Candido Fior, ad esempio, ne era viva espressione.
E non è un caso che il suo lavoro ruoti così tanto attorno al vaso, l’archetipo ceramico per eccellenza. Un vaso essenzialmente è una sottile parete di materia che separa in modo perfettamente regolare il mondo circostante da un’oscurità interiore, spesso molto più vasta della materia stessa che la contiene.
Una dialettica e una relazione complessa tra aspetti che paiono antitetici che caratterizza l’arte stessa nelle proprie espressioni più felici e che si ritrova nella relazione tra ricerca oggettuale e performativa di Angelo Zilio: l’essenzialità rigorosa delle sue opere si interfaccia con la pirotecnica sapienza delle teatrali performance di fuoco, uomini e materia che contribuisce a realizzare.
Una dialettica, dunque, vissuta in maniera profonda, verissima e coerentemente votata ad indagare qualcosa di forse insondabile, ma, nel suo lavoro, perfettamente intuibile.
Matteo Zauli
Direttore Museo Carlo Zauli
Critico d’Arte